L’ex cestista Edi Rama: «L’Italia è sempre l’Italia. Non è quella di 25 anni fa, ma per noi albanesi resta ancora un obiettivo per molte cose, a partire dall’istruzione di qualità
Un viaggio di poche ore a Milano. Prima per rispondere alle domande del Corriere della Sera. Poi a quelle di Daria Bignardi alla trasmissione de La7 “Le Invasioni Barbariche”. Il primo ministro albanese Edi Rama – 50 anni, ex cestista (è alto poco meno di due metri), artista (meglio: pittore), ex sindaco di Tirana (dal 2000 al 2011) e leader del Partito socialista – ha parlato di tutto, dalla minaccia del radicalismo islamico alle tensioni con Mosca, dall’Unione europea alla politica italiana. Senza mancare di sottolineare le sintonie con il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Primo ministro Edi Rama l’Europa è spaventata dall’avanza di Isis. Come se ne esce da questo contesto di crisi?
«Contro il radicalismo islamico ci sono diverse risposte. Da un lato serve una battaglia senza sconti, dall’altro bisogna rafforzare l’Europa, senza cadere nella trappola della divisione, senza chiudersi: ogni chiusura che viene dalla paura non rafforza la posizione comune verso questo nemico molto particolare che è come un’epidemia. Quello che succede agli ostaggi non è una barbarie lontano da noi, succede a casa nostra: siamo tutti minacciati. Ma la risposta deve essere un’Europa della speranza, non della paura».
Per combattere Isis serve l’intervento militare?
«Quel che si è fatto finora è giusto e bisogna continuare a farlo: loro minacciano la nostra civiltà. Ma su questo bisogna risolvere il grande problema di quelli che, per un tornaconto politico personale, cercano di dividere e non di unire, dicono alla gente che il problema sono i musulmani. È un approccio fa il gioco del nostro nemico comune».
L’Europa deve affrontare un’altra crisi: quella con la Russia…
«Non è una sfida facile perché oggi abbiamo a che fare con un’Europa della paura, un progetto incompiuto, senza una leadership e senza coraggio. Un progetto inciampato davanti a difficoltà enormi. Ci hanno portato verso un’Europa tattica, legata agli appuntamenti elettorali, ostaggio di interessi particolari. Con la Russia si è vista proprio l’assenza di una grande Europa strategica».
Vista questa Europa, l’Albania è ancora interessata a entrare nell’Ue?
«L’Europa è un sogno. Per chi vede in avanti è chiaro che gli Stati Uniti d’Europa sono l’unica strada per garantire le generazioni future».
Com’è vista l’Italia dagli albanesi?
«L’Italia è sempre l’Italia. Non è quella di 25 anni fa, ma resta ancora un obiettivo per molte cose, a partire dall’istruzione di qualità. Il vostro Paese è una realtà che ci appartiene dal punto di vista spirituale e culturale».
C’è chi dice che voi rischiate di danneggiare l’economia italiana offrendo incentivi per le aziende straniere…
«Dovete guardarci come parte dell’Italia dal punto di vista dello spazio economico. L’Albania è il Paese ideale per ogni imprenditore italiano: trovate da noi tutto quello che non riuscite a trovare in Italia, ma questo non danneggia il nostro vicino».
Chi ha ragione tra il primo ministro greco Tsipras e l’Ue sui debiti di Atene?
«Quello che posso dire è che entrambe le parti devono parlarsi e arrivare a un accordo. L’Europa, poi, deve riflettere su questa vicenda per capire dove ha sbagliato e per cercare vie migliori contro la crisi».
A Belgrado lei ha rivendicato l’indipendenza del Kosovo. Il suo collega serbo non ha gradito. Come sono i rapporti tra di due Paesi?
«Sono molto buoni. Del resto se i Paesi balcanici non capiscono che meglio essere uniti che divisi non si andrà mai avanti e si sarà sempre deboli con Bruxelles».
Meglio il ruolo di primo ministro o di sindaco, qual è stato a Tirana per undici anni?
«Essere sindaco è un buon inizio per poi fare il premier. Certo, può risultare più facile fare il primo ministro se non hai fatto il sindaco: se prima sei stato un primo cittadino non puoi permetterti di fare solo politica e nulla per i cittadini».
Lei è molto attivo sui social network e anche i suoi ministri…
«Questo è un governo giovane: i social network sono lo spazio naturale dove muoversi. Non si perde tempo con i social network, anzi, si risparmia, perché comunichi tutto e subito».
Con l’opposizione c’è uno scontro da mesi. Quando farete pace?
«In questo siamo simili all’Italia: anche qui c’è una vita politica battagliera. Da voi ci sono addirittura i comici che fanno la guerra nella scena politica, in Albania almeno i comici fanno i comici».
Mi pare di capire che non le piaccia Beppe Grillo…
«I comici sono utilissimi a prendere in giro il governo, ma votare per i comici per farli governare è prendere in giro se stessi».
E di Matteo Renzi che ne pensa?
«Rappresenta la speranza di un’Italia che finalmente è un Paese che parla di giovani e che riesce a rinascere».
Leonard Berberi/Corriere della sera